Barbaricini
Dalla nostra parte possiamo vedere l'alba sorgere dal mare,
con le sue notizie di cose nuove, abiti nuovi
nuove tenerezze
Dalla parte della nostra isola si può' vedere sorgere il sole
sui visi aspri degli uomini e quelli misteriosi delle donne
sulle ombre superbe
ecco un ricordo
una parola antica
ecco quello che eravamo
Noi sardi
fiori campestri di Barbagia
gli unici di tutta questa parte della terra
chiusi dalla terra
chiusi dal mare
piccoli e forti veniamo dalle montagne ingrate
bagnate dall'acqua
bagnate dal sangue
siamo quelli veri della parte dove sorge il sole
e qui il sole non perdona,
non mente
non dimentica nessun essere, nessun fiore
Noi Sardi, di questa parte della terra
amiamo dalla testa ai piedi
dal cielo all'inizio dei monti
dalle rocce lungo tutto il corso dei fiumi
sopra il mare
Amiamo immensamente chi merita I primi raggi
che partono dai nostri occhi color miele
dolci fino all'infinito
dalle nostre mani ruvide, cuori ruvidi
spalle toste
Amiamo il tramonto che ci placa un poco,
quando lieto si allontana dolcemente,
senza tragedie
Noi da questa parte
dove tutto è' colore e forza
I sardi che non conoscono amori sfumati
risate flebili
deboli risvegli
Barbaricini del verde cinabro
del rosso vermiglio
forti nel ricominciare
riiniziare da li,
dalle valli ondulate che attendono I raggi
dall'acqua salata che brama la luce
dalle punte del monte che aspettano il sole
I sardi che non cadono
e ricominciano dalla terra smossa
che amano il tramonto dalla testa ai piedi
ma preferiscono l'alba che è' sempre promessa di un migliore avvenire.
L'ultima stella del poeta
Noi poeti ce ne stiamo da soli
il giorno e la notte
seduti sulle stelle
seduti sulle onde
sopra ogni tetto delle città' deserte
sui giardini d'estate,
Non chiediamo niente
non rivendichiamo amore
non contiamo quanto manca al dissolversi delle nostre mani
e degli occhi stanchi
non contiamo quanto soli siamo sulle tempie dell' oceano
in ogni angolo di strada
noi stiamo,
seduti sugli alberi
sui pensieri di ciascuno
sulla fame del mare
sulla malinconia delle staccionate invecchiate
noi ci sediamo
e vi guardiamo
e ci chiediamo chi si siederà' su di noi
sopra le nostre teste
sulle vite malandate
Chi lasciando la notte finire lieve parlerà' delle nostre prigioni
e dei nostri sorrisi raccolti
Noi poeti, se lo siamo mai stati
ce ne stiamo da soli
il giorno e la notte
seduti su ciò' che rimane di una cerimonia
tra i piatti rotti e I bicchieri rotti
sediamo da soli sopra i giuramenti veri
e sui commedianti
sui tentativi maldestri del parlare d' amore,
Ci sediamo da soli su tutto ciò' che non è amore
e lo scagliamo a distanza e lo strappiamo
lo lanciamo urlando agli incapaci
noi incapaci di viverlo
noi esperti nel cantarlo
Noi poeti soli e malconci a volte
soli e perfetti a volte
noi seduti sull'ultima stella
stiamo,
sull'inizio del cammino
l'inizio dell'immensità'
Noi la notte e il giorno
siamo gli occhi di tutti gli esseri divini
gli occhi del mondo
gli araldi dell' infinita bellezza che riposa ovunque
dall'alto agli abissi
Noi di giorno e di notte
stiamo da soli
nel centro di ogni cosa e nel suo contorno
a sfiorarla e nutrirla per mostrarla agli uomini
saranno essi poeti di noi poeti
quando siederemo sull' ultima stella?
Il sole
Io
non rimane niente di me se tu
sparisci all'imbrunire
dietro il Cusidore
se le braccia tese si allontanano
e tu svanisci alla fine di ogni cosa
alla fine del mare
e la quiete si spiega sulle onde ormai stanche
“ ci volevano insegnare l'amore”
a me e te che sconosciuti siamo stati
per un giorno soltanto
prima del nostro primo alito
eterni siamo
quando tutto è silenzio.
Cusidore è la montagna Gennargentu
Quello che farei
La mattina ti porterei il sole in una tazza
e fiori e miele d’api
I giorni sempre stretti
Ti porterei il mare dentro la mia bocca
chiuderei le sue onde tra le labbra
cosiche baciandomi sentiresti il fresco e il sale
e poi corbezzoli
mirto
così tanti da pregarmi di smettere
Ti porterei la notte legata
schiava di te
come una bestia ammaestrata
e musica
gigli candidi
profumi di spezie
e i visi dei tuoi cari sempre gai
come non lo sono mai stati
Ti porterei giorni nuovi
le mie attese
i miei spasmi
Nei tuoi sogni innocenti
nuotando tra colori perduti
a discapito dei disillusi
ti porterei uno spicchio di luna
vivida e pulsante
Tra canti dionisiaci e maschere in festa
ti porterei alla fine del mondo
Nella tua meraviglia
attenderei così il nostro inizio
il bagliore che scoppia negli occhi
quando il cuore si sorprende.
Chim'era?
Dopo I baci ci sono solo altri baci
e dopo le rose ci sono solo altre rose
le nostre hanno vissuto
il tempo di un riposo
riposa la tua bocca sulla bocca di un altro?
Dopo il sogno c'è' solo il risveglio
e dopo le prime ore di maggio
le mie mani e le tue imitano la danza del polline
di fiore in fiore
di gambo in gambo
d'oro è il tuo ventre
E ti ho lasciato nell'acqua
che era tua madre
era la mia
e il risveglio che non ci appartiene
che dopo la notte c’è solo la notte
e dopo I miei occhi a seguire I tuoi sommersi
E la mia carne
dopo la tua anima
e dopo la mia
il miraggio di te sazio
Amore siamo esseri soli
e abbiamo freddo da molto tempo
che dopo la morte
c'è solo la morte
e I tuoi baci e I miei
come impronte sulla strada
restano al di là' del domani.
Cometarii