Poezii de Laura Melis, Italia

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Barbaricini

 

Dalla nostra parte possiamo vedere l'alba sorgere dal mare,

 con le sue notizie di cose nuove, abiti nuovi

 nuove tenerezze

 

Dalla parte della nostra isola si può' vedere sorgere il sole

 sui visi aspri degli uomini e quelli misteriosi delle donne

 sulle ombre superbe

 

ecco un ricordo

 una parola antica

 ecco quello che eravamo

 

Noi sardi

 fiori campestri di Barbagia

 gli unici di tutta questa parte della terra

 chiusi dalla terra

 chiusi dal mare

 

piccoli e forti veniamo dalle montagne ingrate

 bagnate dall'acqua

 bagnate dal sangue

 

siamo quelli veri della parte dove sorge il sole

 e qui il sole non perdona,

 non mente

 non dimentica nessun essere, nessun fiore

 

Noi Sardi, di questa parte della terra

 amiamo dalla testa ai piedi

 dal cielo all'inizio dei monti

 dalle rocce lungo tutto il corso dei fiumi

 sopra il mare

 

Amiamo immensamente chi merita I primi raggi

 che partono dai nostri occhi color miele

 dolci fino all'infinito

 dalle nostre mani ruvide, cuori ruvidi

 spalle toste

 

Amiamo il tramonto che ci placa un poco,

 quando lieto si allontana dolcemente,

 senza tragedie

 

Noi da questa parte

 dove tutto è' colore e forza

 

I sardi che non conoscono amori sfumati

 risate flebili

 deboli risvegli

 Barbaricini del verde cinabro

 del rosso vermiglio

 

forti nel ricominciare

 riiniziare da li,

 dalle valli ondulate che attendono I raggi

 dall'acqua salata che brama la luce

 dalle punte del monte che aspettano il sole

 

I sardi che non cadono

 e ricominciano dalla terra smossa

 che amano il tramonto dalla testa ai piedi

 ma preferiscono l'alba che è' sempre promessa di un migliore avvenire.

 

L'ultima stella del poeta

 

Noi poeti ce ne stiamo da soli

 il giorno e la notte

 seduti sulle stelle

 seduti sulle onde

 sopra ogni tetto delle città' deserte

 sui giardini d'estate,

 

Non chiediamo niente

 non rivendichiamo amore

 non contiamo quanto manca al dissolversi delle nostre mani

 e degli occhi stanchi

 non contiamo quanto soli siamo sulle tempie dell' oceano

 in ogni angolo di strada

 

noi stiamo,

 

seduti sugli alberi

 sui pensieri di ciascuno

 sulla fame del mare

 sulla malinconia delle staccionate invecchiate

 noi ci sediamo

 

e vi guardiamo

 e ci chiediamo chi si siederà' su di noi

 sopra le nostre teste

 sulle vite malandate

 

Chi lasciando la notte finire lieve parlerà' delle nostre prigioni

 e dei nostri sorrisi raccolti

 

Noi poeti, se lo siamo mai stati

 ce ne stiamo da soli

 il giorno e la notte

 seduti su ciò' che rimane di una cerimonia

 tra i piatti rotti e I bicchieri rotti

 sediamo da soli sopra i giuramenti veri

 e sui commedianti

 sui tentativi maldestri del parlare d' amore,

 

Ci sediamo da soli su tutto ciò' che non è amore

 e lo scagliamo a distanza e lo strappiamo

 lo lanciamo urlando agli incapaci

 

noi incapaci di viverlo

 noi esperti nel cantarlo

 

Noi poeti soli e malconci a volte

 soli e perfetti a volte

 noi seduti sull'ultima stella

 stiamo,

 sull'inizio del cammino

 l'inizio dell'immensità'

 

Noi la notte e il giorno

 siamo gli occhi di tutti gli esseri divini

 gli occhi del mondo

 gli araldi dell' infinita bellezza che riposa ovunque

 dall'alto agli abissi

 

Noi di giorno e di notte

 stiamo da soli

 nel centro di ogni cosa e nel suo contorno

 a sfiorarla e nutrirla per mostrarla agli uomini

 saranno essi poeti di noi poeti

 quando siederemo sull' ultima stella?

 

Il sole

 

Io

 non rimane niente di me se tu

 sparisci all'imbrunire

 dietro il Cusidore

 se le braccia tese si allontanano

 e tu svanisci alla fine di ogni cosa

 alla fine del mare

 e la quiete si spiega sulle onde ormai stanche

 

“ ci volevano insegnare l'amore”

a me e te che sconosciuti siamo stati

 per un giorno soltanto

 prima del nostro primo alito

 eterni siamo

 quando tutto è silenzio.

Cusidore è la montagna  Gennargentu

 

 

Quello che farei

 

 

La mattina ti porterei il sole in una tazza

 e fiori e miele d’api

 

I giorni sempre stretti

 

Ti porterei il mare dentro la mia bocca

 chiuderei le sue onde tra le labbra

 cosiche baciandomi sentiresti il fresco e il sale

 

e poi corbezzoli

 mirto

 così tanti da pregarmi di smettere

 

Ti porterei la notte legata

 schiava di te

 come una bestia ammaestrata

 

e musica

 gigli candidi

 profumi di spezie

 e i visi dei tuoi cari sempre gai

 come non lo sono mai stati

 

Ti porterei giorni nuovi

 le mie attese

 i miei spasmi

 

Nei tuoi sogni innocenti

 nuotando tra colori perduti

 a discapito dei disillusi

 ti porterei uno spicchio di luna

 vivida e pulsante

 

Tra canti dionisiaci e maschere in festa

 ti porterei alla fine del mondo

 

Nella tua meraviglia

 attenderei così il nostro inizio

 il bagliore che scoppia negli occhi

 quando il cuore si sorprende.

 

Chim'era?

 

Dopo I baci ci sono solo altri baci

 e dopo le rose ci sono solo altre rose

 le nostre hanno vissuto

 il tempo di un riposo

 riposa la tua bocca sulla bocca di un altro?

 

Dopo il sogno c'è' solo il risveglio

 e dopo le prime ore di maggio

 le mie mani e le tue imitano la danza del polline

 di fiore in fiore

 di gambo in gambo

 d'oro è il tuo ventre

 

E ti ho lasciato nell'acqua

 che era tua madre

 era la mia

 e il risveglio che non ci appartiene

 che dopo la notte c’è solo la notte

 e dopo I miei occhi a seguire I tuoi sommersi

 

E la mia carne

 dopo la tua anima

 e dopo la mia

 il miraggio di te sazio

 

Amore siamo esseri soli

 e abbiamo freddo da molto tempo

 che dopo la morte

 c'è solo la morte

 e I tuoi baci e I miei

 come impronte sulla strada

 restano al di là' del domani.

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